"Un atto esemplare, un provvedimento legislativo la cui approvazione ha il senso dell'incredibile, come le stesse finalità della legge. Per rendersene conto basta andare sul sito della regione Calabria e far scorrere il video della seduta del 26 maggio scorso, prima fino al momento in cui l'orario segna 6:38:15 e poi 6:18:40. In effetti, in una fase post-pandemica, mentre larga parte dei calabresi ha difficoltà materiali per vivere, nel Consiglio regionale va in scena una inenarrabile commedia buffa, la rappresentazione plastica del distacco tra 'loro', i poco più di 30 privilegiati, e noi, i circa poco meno di due milioni di calabresi che quotidianamente, fatta eccezioni per alcune migliaia, viviamo sulla nostra pelle problemi atavici, anche grazie a 'loro'. 'Senzadubbiemente', era certo urgente approvare una norma che sanasse questo vulnus, uno scandalo che, direbbe Cetto, una regione civile non poteva e non può permettersi: la certezza di poter avere una 'dignitosa' pensioncina, la certezza di poter godere dopo i sessant'anni di una pensione 'giusta' anche dopo aver fatto parte del consiglio regionale per un solo giorno. Anche dopo essere stati esclusi dal Consiglio per una sentenza della giustizia amministrativa o per non avere il diritto a ricoprire quel ruolo. Si può far politica senza avere questa certezza? Assolutamente no, avranno pensato 'loro'! Per questo la legge è stata sottoscritta da tutti i capigruppo del Consiglio, da Arruzzolo ad Aieta, da Graziano a Callipo, dalla Minasi a Bevacqua, da Graziano a Pitaro, da Esposito a Pietropaolo; dalla Lega Salvini al Pd, passando per Fratelli d'Italia, Udc, Forza Italia, Io Resto in Calabria e compagnia bella.
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"Il cortometraggio, da intitolare "La porcata", con un antefatto di 40 secondi ed una trama di 90 (non spaventatevi, sempre secondi!) bisognerebbe proiettarlo ovunque: nelle scuole, nei cinema quando, speriamo presto, riapriranno le sale, sui social, a reti unificate in Tv. Un capolavoro artistico ed istituzionale. Protagonisti principali il consigliere Domenico Tallini, presidente dell'Assemblea, con un glorioso passato di giovane picchiatore fascista ed una sudata e brillante carriera di eccellenza del clientelismo – si favoleggia su accordi, promesse verbali e regalie materiali che dispensa mentre al mattino scende verso il centro della città di Catanzaro – che dirige, col suo forbitissimo italiano, la scena mentre alla sua destra una allibita funzionaria trattiene a stento un sorriso misto a meraviglia. E poi lui, il prode fuoriclasse, il generale di Corigliano Rossano, al secolo Giuseppe Graziano, una carriera che da oscuro forestale del Parco del Pollino, con le amicizie e gli agganci giusti e con la capacità di portare avanti le pratiche che ti fanno salire con i potenti, come la vicenda della centrale del Mercure, campa di politica e di incarichi politici da più di vent'anni, tra la trafila nei gangli della Regione e gli incarichi nella Forestale. Lui, il generale, sebbene pluri-bocciato, sia come consigliere nella precedente legislatura, per ineleggibilità, che come sindaco di Corigliano Rossano nell'umiliante confronto con il compagno Flavio Stasi, ha continuato a fare politica e coltivare i suoi clienti, in un vorticoso cambio di casacche e di referenti, riuscendo a gennaio ad entrare di nuovo in Consiglio. Ebbene, il fuoriclasse, prima, nell'antefatto, al volo fa inserire all'ordine del giorno il provvedimento poi, nel corso dell'azione vincente, non sapendo cosa dire e fare ("cosa devo fare?") o, forse, vergognandosi di presentare i dettagli della proposta, riesce a malapena a blaterare "Si illustra da sé! Con il coordinamento formale". Detto, fatto: con il consenso unanime di un'aula distratta ma connivente, il provvedimento è Legge! Epilogo. Dopo le critiche piovute a dirotto il provvedimento è orfano, tutti ne prendono le distanze, a partire dall'insuperabile regista che ha già provveduto ad indire un nuovo Consiglio con all'ordine del giorno la sua personale proposta di abrogazione della legge. Avevamo ragione o no quando parlavamo di impraticabilità di campo della politica in Calabria e di inaffidabilità totale dei soggetti in campo, Pd compreso? Ci aspetta un lavoro di lunga lena per ricostruire autonomamente e dal basso, anche in Calabria, una Sinistra di popolo degna di questo nome ed attrezzata a contrastare per tempo simili porcate".
Lo affermano, in una nota, Franco Coricello e Francesco Saccomanno, segretari provinciali di Crotone e Cosenza del PRC-SE.